Zen e salute

ZEN e SALUTE

 

In preparazione per il festival d’oriente.

Molti si avvicinano alla meditazione per avere un beneficio sulla salute. Quanto c’è di vero in questo? Cos’è la salute, cos’è la malattia? Questo articolo cerca di mettere in luce i punti di contatto tra la liberazione dalla sofferenza della via spirituale e la ricerca della salute. Lasciate un vostro commento.

 

Zen e salute, due vie alcune volte molto diverse

 

La tradizione narra che la ricerca del Buddha è iniziata quando dopo essere uscito dalla sua reggia, il Buddha Shakyamuni incontra un vecchio, un uomo malato e un uomo morto. Questi tre incontri fanno nascere nel Buddha la comprensione che tutta la vita dell’uomo è fonte di sofferenza.

 

La prima nobile verità: Tutto è sofferenza (Dukka). La nascita è sofferenza, la vecchia, la malattia e la morte.

 

La ricerca del Buddha si basa quindi sulla ricerca della verità ultima che libera l’uomo dalla sofferenza.

 

Cosa c’è in comune nella nascita, nella vecchia, nella malattia e nella morte? Sono quattro diversi stati della vita dell’uomo permeati dall’impermanenza. Ogni momento passa, adesso non siamo quelli che siamo pochi istanti fa, ma la nascita, la morte la vecchiaia e la malattia sono quattro diversi momenti in cui è come se ci fosse una lente d’ingrandimento sull’impermanenza e l’impermanenza genera sofferenza e attaccamento.

 

La ricerca del medico è invece diversa. Quando si studia medicina, qualsiasi tradizione si segua, si studiano le leggi della natura e si cerca di sfruttarle o modificarle per raggiungere quel obiettivo chiamato salute. La definizione di salute è molto complessa e prendendo a prestito le parole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità viene definita come: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità”. La salute è quindi un prerequisito che permette agli esseri umani di poter svolgere a pieno le proprie attività sociali, psichiche e fisiche.

 

La ricerca del medico è quindi completamente diversa da quella che ha fatto il Buddha e si basa su presupposti completamente diversi.

 

Ho letto che il Buddha nella sua vita soffrì di mal di schiena e morì di gastroenterite. Non so se sia vero, ma è esperienza comune di tutti quelli che praticano qualsiasi forma di meditazione avere dolori articolari, muscolari. Il maestro Deshimaru e altri praticanti sono morti di tumore. Il maestro Daiso Eka, secondo patriarca della tradizione zen, si amputò un braccio per essere accolto da Bodhidharma. Questo storie, come il taglio delle palpebre o del dito, simboleggiano la determinazione necessaria nella pratica, ma se le vediamo nell’ottica della salute, non coincidono esattamente con l’idea che abbiamo di benessere.

 

 

Le illusioni del concetto di salute

 

Ritornando ai tre incontri significativi della vita del Buddha, il vecchio, il malato ed il corpo esanime, un altro elemento significativo è che sono esattamente le tre condizioni che oggigiorno le persone vogliono evitare a tutti i costi.

 

La ricerca dell’immortalità, come rappresentato dal mito dei vampiri, o dell’eterna giovinezza, caratterizzano la maggior parte dei nostri atteggiamenti nei confronti della salute. Quanti di noi cercano di apparire più giovani o appena hanno qualche problema prendono una compressa, si rivolgono al proprio farmacista o medico affinché non siano limitati nella propria vita quotidiana da qualcosa che non vedono come propria. Per non parlare della grande questione della morte che prima o poi tutti noi dobbiamo affrontare se non l’abbiamo già fatto.

 

La ricerca della medicina è focalizzata nel non far accadere le malattie, ad esempio i vaccini, le terapie preventive, nel risolvere il prima possibile le malattie acute (antibiotici) e nel ridurre le complicanze delle malattie croniche (antiipertensivi) con l’obiettivo ultimo di ritardare la morte. E quando questo ritardare la morte porta a delle condizioni peggiori della vita stessa allora si parla di eutanasia, che è l’atto estremo volto a riparare ai danni di questa ricerca infinita di procrastinare la morte.

 

Ma cosa c’è dietro a tutta questa ricerca? L’obiettivo della medicina è di contrastare l’impermanenza. Si usano tutte le energie e forze per far sì che l’impermanenza influisca il meno possibile sulla vita della persona, o meglio si cerca di dare l’illusione che l’impermanenza non influisca sulla vita delle persone tranne per quel piccolo effetto collaterale che ancora non si è riusciti a risolvere che è la morte.

 

La ricerca del Buddha, secondo questo punto di vista, è quasi antitetica a quella della medicina detto in altro modo la medicina cerca di risolvere il problema dell’impermanenza, il Buddha cerca di curare l’atteggiamento dell’essere umano nei confronti dell’impermanenza.

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