Sulla dolcezza, l’ Amore e la solitudine.

…. “Dopo il segreto del Kendo, esaminiamo il Judo. Ju: dolcezza, Do: via. E’ dunque la via della dolcezza (dell’agilità). Il Maestro Kano ne fu il fondatore dopo la rivoluzione Meiji. I samurai imparavano lo Yawara, la tecnica della dolcezza. Mio nonno era un grande maestro di Yawara, e, quando era giovane, l’insegnava ai samurai di Kyushu. In Giappone, i samurai dovevano imparare le Arti della guerra e quelle della vita civile. Essi dovevano studiare il Buddismo, Lao Tsu, Confucio e nel medesimo tempo imparare il Judo, l’equitazione, il tiro con l’arco. Nella mia infanzia, io imparai lo Yawara con mio nonno paterno. Mio nonno materno era medico di medicina orientale. Ho capito allora che le Arti Marziali e lo Zen hanno un solo sapore e che la medicina orientale e lo Zen sono un’unità. Kodo Sawaki tenne delle conferenze sullo Yawara. Il segreto dello Yawara è “Kyu Shin Ryu”, “Dirigere lo spirito”. Come dirigere il nostro spirito? Questo riguarda lo Zen e non la tecnica delle Arti Marziali. Le Arti Marziali più lo Zen. sono il Budo giapponese. Come educare il nostro spirito ed imparare a dirigerlo? Kodo Sawaki parlava di “Kyu Shin Ryu” il segreto del Yawara, trasmesso tradizionalmente da detta scuola in un documento di cui un capitolo tratta dello spirito tranquillo. Ecco questo capitolo: “La vera tecnica del corpo, il waza di questa scuola di Yawara, deve essere la sostanza dello spirito. La sostanza è lo spirito. Non bisogna guardare il corpo dell’avversario, ma bisogna dirigere il nostro spirito.

Non ci sono nemici.                                                                                                          

 Lo spirito è senza forma, ma alcune volte può averne una: ciò è identico nello Zazen!  “

Prendendo spunto da questo breve stralcio  dal libro   ( Lo Zen e le Arti Marziali ) del Maestro Deshimaru, riflettevo sulla dolcezza, sull’ Amore e sulla Solitudine.

Riflessioni leggere come nuvole, colorate come aquiloni felici. Scintille di acqua che cadono  nella terra e feconde  penetrano  l’arido terreno.

Quando ero molto più giovane, ho sempre avuto difficoltà ad esprimere la dolcezza. La sentivo come un elemento di fragilità, una qualità femminile, che male si addiceva ad un ragazzo.  Probabilmente ero terrorizzato dalla solitudine, e l’ Amore era quasi sempre stravolto dal bisogno, piuttosto che dal donare e ricevere in egual misura.

A 55 anni lo zazen, la vita, gli errori, le gioie e le infinite pennellate di dolore, che cospargono la vita di ognuno di noi, ad un tratto, senza quasi esserne consapevole, mi  hanno donato una nuova visione, un nuovo  spunto di crescita e abbandono  di questo piccolo mondo che chiamo io.

Penso che la chiave di lettura per interpretare il tutto, sia riassunto nella frase:

“ Non ci sono nemici “

Nemici reali, aggiungo.

Lo sviluppo della dolcezza avviene lentamente. E’ un processo naturale di crescita, come il seme di un albero, ma necessita di tutte le cure necessarie.

E le cure necessarie sono l ‘ Amore, che però è anche un figlio della dolcezza, e il progressivo abbandono del piccolo io.

La dolcezza nell’accoglienza, nel rendere meno spigolosi i nostri difetti, nell’esprimere le emozioni e i sentimenti, nell’accettazione totale di noi stessi, nel comprendere profondamente che tutto scorre e che solo la morbida carezza di un sentimento nobile è in grado di farci procedere oltre.

L’Amore fondamentalmente è Libertà

Una libertà dai nostri legami interiori, dalla paura, dal giudizio degli altri, e su come dovremmo essere.

Amore principalmente è donare.

Il fusè più nobile di tutti.

Donare la nostra energia e il nostro tempo al Sangha. Ma non solo…

Piccole rinunce già difficili in una vita non monastica come la mia ( sebbene sia un monaco zen da quasi 20 anni ). Rinunce al sonno, al voler seguire i nostri desideri. Offrire e donare crea secondo me, uno spazio interiore così vasto e ampio, che ci permette di  accedere alla solitudine senza il terrore dell’isolamento e dell’ Esser soli.

Mi rendo conto che trascrivere a parole, le intuizioni, i piccoli insight è davvero difficile.

Sono davvero inafferrabili, e forse anche inutili… chissà ?!

Così chiedo lume a chi davvero ci ha regalato,  Dolcezza, Amore e Solitudine, ed è ciò che auguro a tutti indistintamente.

 “ Nel cammino della vita e della morte dobbiamo camminare da soli; è un viaggio durante il quale conoscenza, esperienza e memoria non possono offrire alcun conforto. La mente deve essere ripulita da tutto ciò che ha afferrato nel suo bisogno di trovare certezze; i suoi dèi e le sue virtù devono essere restituiti alle società che li hanno generati. Occorre raggiungere una solitudine completa e incontaminata “.

Jiddu  Krishnamurti