Lo zazen che non serve a nulla

E’ strano, poi arrivo ad un certo punto della Via e sedendomi mi chiedo perchè faccio zazen ?

Il nulla.

Le infinite domande poste in tutti questi anni, non trovano risposta.

Mi porto addosso questa sensazione per un mese. Un mese di tre mesi terribili, devastanti per certi versi. Dolorosi.

E’ un koan che risuona in me, ad ogni zazen. Mi perseguita tirandomi per il kolomo, e i vestiti di tutti i giorni.

Perchè faccio zazen ?

Una specie di ragnatela melassa e appiccicosa si appella al buon senso della ragione.

Perchè ho paura di morire, perchè sono fragile, perchè in me c’è qualcosa di sbagliato.

Ah l’inconscio e il senso di colpa, subdoli alleati del ricercatore spirituale.

La risposta che non è una risposta nel mese è: Solo ciò che
è vero !

Già ma cosa è vero ?

Imbalsamato dai processi mentali, costruzioni empiriche di identità vacue, ho continuato a sedermi in zazen.

Let it be mi sono detto.

E non c’è stato giorno o attimo, che non abbia vacillato in questo perchè.

Ed è strano parlare di una fede che in qualche modo mi ha sostenuto nel proseguire a sedermi sul mio zafu, davanti a quel muro silenzioso, e tutto il bianco che si impone come il carnefice delle nostre illusioni.

Mi sorprendo di tutta questa caparbietà, che nonostante i dubbi, necessita e supporta lo sforzo di sedermi ancora e poi ancora, anche, quando lo zazen stesso non mi parla più, e decide di non rispondere alle mie domande nascoste.

E’ un lutto.

Un lutto vero, che corrisponde ad un evento nella vita, ed un lutto con me stesso.

Cadono foglie come in autunno, di tutti i miei copioni di vita.

E fa freddo senza vestiti.

Lo stesso freddo che ci attanaglia il corpo e la mente presente al campo invernale della Gendronniere.

Il ghiaccio dell’ego

Il ghiaccio della personalità ( maschera ) che fredda e cristallizzata si sta disintegrando è dietro il mio perchè.

Siedo nel dojo, respiro.

Respiro e tutto me stesso pienamente me stesso, si manifesta totalmente nel qui e ora.

E’ un sorriso di liberazione.

Nulla è nascosto mi dico, e mi viene in mente il bellissimo libro di Barry Magid.

Nulla è nascosto e nulla è sbagliato, nulla di riparare.

Finalmente attingo direttamente alla sorgente.

Lasciato andare il perchè, la domanda assume un tono squisitamente poetico.

Faccio zazen. E tutto il mondo mi appare, senza separazione, attimo dopo un attimo, e questo nulla che pretendevo di correggere, modificare, aggiustare, vincere, subliminare, uccidere, improvvisamente è un nulla che ha un sapore particolare.

Uno splendido e indefinibile sapore Zen