La Pratica

Nella pratica dello zen si dice sempre di abbandonare i propri desideri, guardarli, osservarli e lasciarli andare. Questo è vero, dobbiamo abbandonare tutti i desideri tranne uno: il desiderio di risvegliarsi.

Alla fine Huike raggiunse la dimora di Bodhidarma, ma non gli fu concesso di entrare. Bodhidarma non si girò nemmeno. Per tutta la notte Huike non dormì, non si sedette, non si ripose. Rimase fermo in piedi fino all’alba. Per tutta la notte nevicò e la neve sembrava non avere pietà di lui, accumulandosi sempre più in alto fino a seppellirlo all’altezza dei fianchi. Ogni lacrima congelava e vedendo le sue lacrime gelate, Huike versava ancora più lacrime. Guardando il suo corpo, Huike pensò: “un cercatore nel passato ha spezzato le sue ossa, estratto il midollo e prosciugato il suo sangue per nutrire le persone affamate. Un altro ricercatore ha posato i propri capelli sulla strada infangata per lasciare passare il Buddha. Un altro ha gettato il suo corpo dalla rupe per nutrire le tigri affamate. Essi erano così. Chi sono io allora?”. Così la sua aspirazione divenne più forte.
Coloro che studiano oggigiorno dovrebbero ricordare queste parole: “Essi erano così. Chi sono io allora?”. In questo modo Huike rafforzò la sua aspirazione per il dharma. Non si preoccupò di essere rivestito di neve. Quando ci immaginiamo il calvario di quella notte, siamo presi dal terrore.
All’alba Bodhidarma prese atto del gesto di Huike e chiese: “Cosa cerchi? Perché sei stato fermo sotto la neve per tutta la notte?” Versando ancora più lacrime, Huike rispose: “Tutto quello che desidero è che tu apra per compassione la porta della dolce rugiada in grado di risvegliare molti esseri”. Bodhidarma rispose: “L’insuperabile, l’inconcepibile via di tutti i buddha deve essere praticata duramente e tenacemente per molti kalpas. Tu devi sopportare ciò che non è sopportabile. Ma se lo desideri solamente con una piccola virtù, con poca saggezza, con una mente distratta e arrogante, allora sprecherai il tuo tempo”.
Allora Huike si sentì incoraggiato da queste parole e senza farsi vedere prese un coltello affilato, si tagliò il braccio sinistro e lo offrì a Bodhidarma. “Quando i buddha hanno inizialmente cercato la via, essi hanno abbandonato la loro forma corporea. Adesso che vedo la tua determinazione, sei invitato a seguire la Via qui”.
Allora Huike fu accolto da Bodhidarma, seguendolo diligentemente per otto anni.

Dogen conclude dicendo: Huike fu indubbiamente un esempio e una grande guida da seguire per gli esseri umani e per i deva. Una così insuperabile diligenza non è mai stata vista prima né in India né in Cina. Quando si tratta di “sorridere”, dovremmo studiare Mahakashyapa, quando si tratta di raggiungere il midollo, dovremmo studiare Huike.

Nel Fukazazenji Dogen scrive: “Considera il Budda Shakyamuni che fu illuminato fin dalla nascita; ancora oggi puoi vedere gli effetti del suo sedersi per sei anni. E Bodhidharma che ha trasmesso il sigillo della mente; ancora adesso puoi sentirne la sua risonanza per aver guardato il muro per nove anni. Questi antichi saggi si esercitavano in questo modo. Come possono le persone di oggi astenersi dalla pratica?

Se tutti questi grandi saggi ci esortano a praticare, chi siamo noi per arrenderci al primo ostacolo, come possiamo smettere appena il vento della nostra vita cambia direzione? Adesso ci sarà un mese di pausa dalla pratica, ma la vera pratica non finisce mai, è ogni giorni, in ogni momento della vita. Auguro a tutti noi di poter continuare a praticare con la stessa costanza e la stessa diligenza di Huike e dei cercatori antichi.