Quando il saggio indica la luna lo stolto guarda il dito
In questa storia spesso ci identifichiamo con il saggio che indica la luna ma non viene compreso dalle persone che sono accanto, altre volte, intellettualmente, ci identifichiamo con lo stolto che non riesce a vedere la luna nonostante gli sia indicata. Tutti noi praticanti zen siamo stolti che non vedono la luna nonostante sia stata indicata chiaramente dai maestri e dal buddha, ma oggi vorrei soffermarmi su un altro lato di questa storia, il saggio che indica la luna, mentre lo stolto gli guarda il dito. Una parte difficile di questa storia è quello di non essere capiti, di convivere con persone che non vedono nonostante gli si indichi la via da seguire. Questa esperienza l’abbiamo fatta tutti, I genitori con I figli, gli insegnanti con I propri studenti o semplicemente quando diamo indicazioni e vediamo che gli altri non le rispettano. Tutti noi siamo sia saggi che stolti. Quando siamo saggi dobbiamo praticare la pazienza, una delle sei paramita, delle sei virtù insieme al dono, I precetti, la diligenza, la saggezza e il samadhi. Ognuno di noi ha le proprie visioni e le proprie teorie su cui costruisce la propria vita, alcuni iniziano a praticare lo zen e abbracciano la filosofia buddhista. Il Buddhismo ci insegna il non attaccamento, la non sostanzialità dell’ego, il lasciare la presa. Quando vediamo le persone soffrire vorremmo dirgli, non soffrire, non ce ne è alcun bisogno, tutto è impermamente, è l’idea del tuo ego che ti fa soffrire, è l’attaccamento a questo o quello che crea sofferenza. Ma le persone spesso non capiscono, ci prendono per matti, e anche se indichiamo la luna loro non vedono al di là del proprio naso. Questo ci aiuta a sviluppare un’altra virtù, quella della pazienza. Le cose non vanno come noi vorremmo, non basta dire che bisogna costruire una strada per farla o come si dice nello zen non basta pronunciare il nome dell’acqua per dissetarsi. Le situazioni, le azioni nostre e degli altri dipendono da milioni di cause, personali, sociali e politiche. Nel buddhismo parliamo di karma. Ogni nostra azione è legata a chi la compie con la sua biografia e ad un determinato momento storico. Per questo motivo quando indichiamo la luna dovremo dare una direzione al nostro dito se siamo ad est ed un’altra se siamo ad ovest. Per questo dovremo considerare se la persona davanti a noi è pronta ad accettare quello che stiamo per dire. In un sutra il buddha dice chiaramente che prima di intavolare una discussione chiedetevi se la persona è pronta a cambiare idea e se noi siamo pronti a cambiare idea, altrimenti non perdete tempo. Questo vuol dire di rimando che non sempre è possibile cambiare le altre persone anche se quello che proponiamo è giusto, magari non è semplicemente il momento giusto. Tutto questo per me ha un forte risvolto sociale. Lo zen come tutte le altre vie veramente spirituali non si propone di dare soluzioni, indica un percorso, ma non dà soluzioni facili, dicendo cosa sia giusto o sbagliato, questo si deve fare o quello non si deve fare, cerca di far sviluppare in ognuno di noi la mente di buddha, cerca di far realizzare ognuno di noi con le proprie caratteristiche in armonia con tutti gli altri. Spesso nella società vediamo situazioni che non ci piacciono, che vorremmo cambiare, vorremmo gridare per svegliare le altre persone, ma in realtà siamo noi che non siamo in grado di accettare che esistono anche cose che non ci piacciono, esistono anche crudeltà a cui non siamo pronti. Esistono tante storie al riguardo, la celebre frase di Dogen anche se li amiamo I fiori muoiono, anche se le detestiamo le erbacce cattive crescono, oppure la storia del discepolo che voleva seguire il mastro mendicante e che all’offerta da parte del maestro di mangiare il pasto del barbone morto accanto a lui rifiuta perché non è in grado di mangiare il pasto di un morto.
La vita ci offre molte occasioni per praticare la pazienza e il solo fatto di indicare la luna non ci rende maestri se non sappiamo praticare la pazienza, ci rende semplicemente diversamente illusi, praticanti che credono di conoscere la realtà. Il praticante zen continuerà a indicare la luna nonostante gli altri possano non vederla, ma proprio perché non è un sognatore, ma un praticante zen, cercherà di volta in volta di trovare I mezzi più abili per permettere agli altri di vederla, raffinerà I suoi mezzi con la compassione del buddha avalokitesvara, sempre usando la compassione e la pazienza. La domanda forse è per quanto tempo siamo in grado di tenere il dito alzato ad indicare la luna.
Horyu